Ferito da un soldato israeliano – Atleta paralimpico palestinese lancia messaggio di speranza e libertà

Fadi Aldeeb is a paraplegic Shot Put athlete and Palestine’s sole representative at Paris Paralympic Games. (Design: Palestine Chronicle)

By Robert Inlakesh

La carriera di Fadi è stata tutt’altro che comune, dopo essere rimasto paraplegico nel 2001, durante la Seconda Intifada, quando un soldato israeliano gli sparò alla spina dorsale.

Ai Giochi paralimpici di Parigi di quest’anno, l’unico rappresentante della Palestina è un atleta paraplegico di lancio del peso che ha affrontato numerosissime sfide dopo essere stato ferito e reso permanente invalido da un soldato israeliano.

In viaggio verso l’Europa per inseguire i suoi sogni, la guerra a Gaza gli ha inferto una ferita ancora più grave del proiettile che gli ha cambiato la vita nel 2001.

Fadi Aldeeb, che quest’anno è stato l’unico atleta paralimpico a rappresentare la Palestina, è rimasto a Parigi dopo aver preso parte alla gara di lancio del peso maschile F55 e ha deciso di parlare alla stampa delle sofferenze vissute dal suo popolo nella Striscia di Gaza.

“Sono qui come palestinese per dare al mondo il messaggio che la Palestina è qui, che non stiamo morendo e che c’è gente che, a Gaza e in tutta la Palestina, vuole solo umanità e diritti umani”, ha commentato ai media prima di gareggiare.

“Quando alziamo la bandiera qui a Parigi, dimostriamo che siamo ancora vivi, che non abbiamo rinunciato ai nostri diritti, che non abbiamo rinunciato alla nostra libertà”, ha aggiunto.

Oltre a gareggiare nel lancio del peso, Fadi Aldeeb è anche un giocatore professionista di basket in carrozzina, una carriera che gli è servita come biglietto d’uscita dalla Striscia di Gaza.

Nonostante sia riuscito a portare sua moglie e i suoi figli in Turchia nel 2016, non può vederli da due anni perché non riescono a ricevere il visto per la Francia, mentre lui non può tornare in Turchia senza prima passare da Gaza.

La carriera di Fadi è stata tutt’altro che comune, dopo essere rimasto paraplegico nel 2001, durante la Seconda Intifada, quando un soldato israeliano gli sparò alla spina dorsale. Nonostante ciò, e nonostante sia sopravvissuto a numerose guerre, è riuscito a perseguire i suoi sogni di atleta superando ogni sorta di ostacoli.

Tuttavia, quando il 7 ottobre è iniziato il genocidio a Gaza, si è trovato di nuovo di fronte a nuove difficoltà, questa volta non di natura fisica.

Il 6 dicembre, mentre Fadi stava giocando una partita di basket in carrozzina del campionato francese, ha ricevuto numerose telefonate dal fratello che si trovava nella casa di famiglia nel quartiere di Shejaiyeh, a Gaza City. “Ho provato a richiamare, ma non c’era connessione”, ha detto all’agenzia di stampa Reuters.

Il giorno dopo ha ricevuto la terribile notizia: “Tuo fratello è stato ucciso in un attacco al nostro edificio”.

Fadi ha detto che pensa spesso a quali siano stati gli ultimi pensieri di suo fratello e cosa avrebbe detto se avesse potuto rispondere alla sua chiamata. Dopo aver partecipato ai Giochi Paralimpici di Parigi 2024, ha trattenuto le lacrime mentre raccontava alla stampa questa storia:

“Ho ricevuto una telefonata da sua figlia, che ha circa 7 anni. Non potrò mai dimenticarlo”, ha detto Aldeeb, ricacciando le lacrime.

Mi ha chiesto: “Zio, so che è morto e che andrà – Inshallah – al Jannah, ma voglio il suo corpo. Non voglio che il suo corpo rimanga sotto l’edificio e che i cani inizino a mangiare il suo corpo”. Immaginate una bambina di 7 anni che parla così”.

Dopo questo episodio, Fadi ha raccontato di aver faticato a trovare ancora un senso nelle competizioni sportive e che ha faticato a restare concentrato.

Quando gli è stato comunicato che era stato selezionato per gareggiare alle Paraolimpiadi, ha lasciato cadere la cornetta ed è scoppiato in lacrime, rendendosi conto che gli era stata data la possibilità di rappresentare il suo popolo.

Sebbene l’impressionante resilienza di Fadi sia un esempio di speranza che, a prescindere dalle difficoltà, lo spirito umano può sempre prevalere, la maggior parte dei palestinesi disabili a causa del bombardamento di civili da parte di Israele non ha l’opportunità di realizzare i propri sogni, rimanendo intrappolata nel territorio occupato e circondata dall’esercito israeliano.

Già solo nei primi mesi della guerra a Gaza, più di 1.000 bambini hanno dovuto subire l’amputazione di uno o più arti, mentre ormai si è perso il conto di coloro che hanno subito lesioni che hanno cambiato la loro vita.

Non è certo una novità, per i palestinesi, restare invalidi a causa dell’artiglieria e delle bombe israeliane non si limita però agli ultimi 11 mesi. Ciò che cambia ora è la portata della crisi.

Ad esempio, durante la Grande Marcia del Ritorno, svoltasi tra il 30 marzo 2018 e il 22 marzo 2019, circa 29.000 manifestanti palestinesi pacifici sono stati feriti dalle forze israeliane. Di questi, solo nel 2018, almeno 122 hanno dovuto subire l’amputazione degli arti.

La Grande Marcia del Ritorno è stato un movimento di protesta prevalentemente non violento, in cui i civili ballavano, preparavano cibo, facevano volare aquiloni e bruciavano pneumatici, mentre alcuni si avvicinavano ai muri e alle recinzioni israeliane militarizzate – che erano dietro a ruoli di filo spinato – per lanciare pietre contro i cecchini israeliani che erano posizionati in aree sorvegliate.

I cecchini israeliani hanno ucciso donne, bambini, giornalisti, paramedici e persino manifestanti in sedia a rotelle, molti dei quali a oltre 100 metri di distanza dalla recinzione.

“La scala scioccante e la natura orribile delle ferite debilitanti inflitte dalle forze israeliane ai manifestanti palestinesi a Gaza lo scorso anno suggerisce che Israele ha perseguito una strategia deliberata per mutilare i civili”, ha dichiarato nel marzo 2019 Saleh Higazi, vicedirettore per il Medio Oriente e l’Africa del Nord di Amnesty International.

Al momento non esistono dati completi che possano darci una stima accurata di quanti palestinesi siano rimasti invalidi a causa della violenza israeliana. Tuttavia, sappiamo dal Comitato delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (CRPD) che prima del 7 ottobre 2023, nella sola Striscia di Gaza c’era un totale di 58.000 persone che avevano registrato disabilità e che sono state sottoposte all’attacco genocida di Israele.

(The Palestine Chronicle)

- Robert Inlakesh è un giornalista, scrittore e regista di documentari. Esperto di Medio Oriente, e specializzato in Palestina. Ha contribuito con questo articolo a The Palestine Chronicle.

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