Nel 2022, la mia famiglia era divisa tra due paesi diversi, ciascuno dei quali stava vivendo la propria guerra; mia nonna era in Ucraina e io ero a Gaza, insieme a mia madre, mio padre e i miei fratelli.
La guerra era ancora abbastanza distante da Dnipropetrovsk, la città dell’Ucraina orientale dove viveva mia nonna. Tuttavia, sapevamo che i combattimenti si stavano rapidamente diffondendo in tutta l’Ucraina. Così, il 22 gennaio, mia madre è partita da Gaza per convincere mia nonna malata a lasciare l’Ucraina dilaniata dalla guerra.
Ho pregato mia madre affinché’ mi lasciasse partire con lei. Ero il figlio maggiore e sentivo su di me la responsabilità di proteggere la mia famiglia. Dato che mia madre è ucraina e mio padre è palestinese, ho sia la cittadinanza ucraina che quella palestinese. Ciò significa che sono sottoposto alla coscrizione militare in Ucraina.
Ho pensato che il fatto di essere uno studente universitario mi avrebbe probabilmente dispensato dal servizio militare. In ogni caso, avrei preferito essere arruolato piuttosto che lasciare mia madre viaggiare da sola in una zona di guerra. Ma lei è stata irremovibile e non mi ha lasciato partire con lei.
Nel frattempo, a Gaza, la Resistenza palestinese aveva lanciato diversi razzi contro Israele in risposta ai crescenti attacchi dei coloni contro i palestinesi nella Cisgiordania occupata e a Gerusalemme. Sui social media e sui notiziari si stavano diffondendo voci sulla possibilità di una nuova guerra.
I ricordi dell’ultima aggressione militare israeliana contro Gaza mi perseguitano ancora. Se fosse scoppiata una nuova guerra a Gaza, sarei stato in grado di superare le mie paure senza la presenza di mia madre?
Non riuscivo nemmeno a concentrarmi sui miei studi. Ero costantemente preoccupato.
Se fosse accaduto qualcosa a mia madre e mia nonna, la mia sorellina di 7 anni, Zamzam, si sarebbe sentita persa. Le mie due sorelle maggiori non si sarebbero mai abituate a vivere senza di lei. Quanto a me, non riuscivo a immaginare che le potesse accadere anche la benché’ minima cosa senza essere sopraffatto da sensazioni di panico.
Da Gaza a Dnipropetrovsk
Il giorno della partenza, ho accompagnato mia madre al valico di Rafah, tenendole stretta la mano per tutto il tragitto. Ho aspettato con lei fino a quando le autorità di frontiera palestinesi non hanno chiamato il suo nome. Poi, ho aspettato fuori, da solo, mentre lei entrava nell’atrio, dove avrebbero controllato il suo passaporto ed eventualmente autorizzato il suo ingresso in Egitto.
Non c’è stato nemmeno il tempo per salutarci a dovere perche’ il tassista di una vecchia Mercedes a sette posti continuava a gridare: “Sbrigati! Faremo tardi! Sali in macchina così posso uscire dalla coda! L’ho abbracciata un’ultima volta, ho pregato per la sicurezza del suo viaggio, e ho scattato una o due foto ricordo. Ho continuato a salutarla finché l’auto non è scomparsa in lontananza.
Una settimana dopo, mia madre ha finalmente raggiunto l’Ucraina e ha incontrato mia nonna a Dnipropetrovsk. Per arrivarci, ha viaggiato da Gaza, passando per Il Cairo, Sharm El Sheikh, Vienna, la Slovacchia, la Repubblica Ceca e la Polonia. Quando è giunta nella città ucraina di Lviv, ha preso finalmente un autobus per Dnipropetrovsk.
Mia madre ha lasciato Gaza il 22 gennaio ed è tornata a casa con mia nonna il 19 febbraio, un mese intero per affrontare un viaggio che, senza guerre e assedi, avrebbe richiesto meno di due giorni. Senza aeroporti in Ucraina a causa della guerra, il viaggio dall’Ucraina all’Egitto è durato più di una settimana.
Finalmente a casa
Non vedevo mia nonna da quando era venuta a trovarci a Gaza nel 2018.
Quando è scesa dal taxi al cancello del valico di Rafah, mi sono sentito davvero sollevato. L’ho abbracciata e ho pianto.
“Non riesco a credere di essere finalmente arrivata a Gaza!” ha detto.
Non aveva familiari in Ucraina e viveva da sola da quando mio nonno morì nel 2007. A causa della guerra, ha deciso di vendere tutte le sue proprietà a metà prezzo. Si è lasciata tutto alle spalle per trasferirsi stabilmente a Gaza.
Ora vive con noi e ci prendiamo cura di lei.
“In Ucraina possedevo solo beni materiali, ma qui ho i miei preziosi nipoti”, continua a ripetere.
Quando ho chiesto a mia nonna come ha fatto ad abituarsi alle interruzioni di energia elettrica a Gaza, ha detto sorridendo: “Non è più un problema, dato che anche in Ucraina, a causa della guerra, c’erano interruzioni di energia elettrica”.
Mia nonna mi ha anche detto che Gaza gode di un clima molto più caldo e ha molti frutti, soprattutto l’avocado, che lei adora.
Quanto a me, mi sento più sicuro e meno angosciato. La guerra in Ucraina è ancora straziante, ma lo sembrava ancora di più quando mia nonna era bloccata lì. La minaccia perpetua dell’aggressione israeliana qui a Gaza è orribile, ma era ancora più terrificante quando mia madre era via.
La terza guerra, quella che combatto costantemente nella mia testa, è ora più pacata, grazie a quella sensazione di calore che deriva dall’avere i miei familiari tutti insieme, finalmente riuniti qui a Gaza.
(Traduzione di Rossella Tisci per il Palestine Chronicle Italia. Leggi l’originale inglese qui)
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