Le mille vite di Dima Al Zahal e Vittorio Arrigoni – storia di un asilo nel sud di Gaza 

L'Asilo Vittorio Arrigoni a Rafah (Photo: supplied)

By Cecilia Parodi

L’Associazione Dima, che prende il nome di una bimba uccisa durante l’operazione Piombo Fuso, lancia un appello per ricostruire l’asilo dedicato a Vik Arrigoni. 

L’Asilo Vittorio Arrigoni a Rafah (Photo: supplied)

 

L’associazione Dima nasce a Roma, per onorare la vittima numero 313 dell’operazione Piombo Fuso. Dima Al Zahal era la settima figlia di una famiglia modesta, residente a Beit Lahya, che sopravviveva all’occupazione con gli aiuti dell’UNRWA e un po’ di agricoltura.

Nel 2008, durante l’operazione Piombo Fuso, Dima e la sua famiglia subiscono un bombardamento israeliano, lei riporta gravi ferite alla testa, all’addome e alle gambe. Nel gennaio 2009 viene trasferita in un ospedale del Cairo, dove resiste tra la vita e la morte per mesi.

Nel marzo dello stesso anno, infatti, una delegazione del Forum Palestina, diretta a Gaza, visita l’ospedale e la incontra: “Era così piccola che quasi spariva nel letto,” afferma un rappresentante della delegazione. Poche ore dopo Dima, a soli cinque anni, muore, aggiungendosi al triste numero dei bambini uccisi nel feroce attacco contro la Striscia. 

Ma il suo nome non è stato dimenticato. Di ritorno da Gaza, la delegazione dà vita a un’associazione, che si pone come obiettivo il sostegno alla popolazione di Gaza, e alle organizzazioni palestinesi costrette a lavorare in condizioni proibitive, causate all’occupazione israeliana.

Nel 2011, il noto attivista italiano Vittorio Arrigoni viene ucciso sulla Striscia. Per ironia della sorte, anche lui aveva fatto visita a Dima durante la lunga degenza al Cairo. 

La vita e la morte di Dima e Vittorio si fondono in un progetto, al quale partecipa l’associazione Ghassan Khanafani di Gaza, per costruire un asilo a Khan Younis: porterà il nome di Vittorio e il ricordo di Dima.

Vengono organizzate raccolte fondi tra persone comuni, lavoratori, giovani, con il massimo impegno. L’asilo, infine, diventa una realtà, e funziona: nelle tre aule colorate si susseguono nuovi piccoli studenti, per dieci anni.

Pochi giorni dopo l’inizio dell’attacco genocida, i membri dell’associazione Dima perdono i contatti con le maestre e i collaboratori della struttura. Le comunicazioni si interrompono per settimane, finché non giunge loro una fotografia dell’asilo bombardato. 

Quante volte ancora Dima e Vittorio dovranno morire? 

Abbiamo parlato con Francesco, rappresentante del collettivo. Anche lui faceva parte della delegazione che, anni fa, incontrò Dima poche ore prima della sua morte.

“Stiamo collaborando con il Centro Sociale Vittoria, a Milano, noi vogliamo ricostruire l’asilo, vogliamo continuare a sperare e credere che questa non sia la fine di Gaza. I bambini torneranno a giocare” Francesco racconta al Palestine Chronicle.

L’Asilo Vittorio Arrigoni a Rafah (Photo: supplied)

Insieme agli amici gazawi dell’associazione Ghassan Khanafani, da sempre impegnati nella tutela delle categorie più fragili ed emarginate sulla Striscia, è stata lanciata una nuova campagna di raccolta fondi per ricostruire l’asilo.

Prosegue Francesco: 

“Anni fa, quando lanciammo il primo appello, furono in molti a partecipare. Anche i 99 Posse avevano contribuito. Speriamo nella stessa solidarietà”. 

Fonti palestinesi, e internazionali, dichiarano che il numero complessivo di morti, feriti e dispersi, abbia ormai superato i centomila. La maggior parte delle vittime dell’attacco genocida, senza precedenti e in atto dal 7 ottobre, sono donne e bambini. 

(The Palestine Chronicle)

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