Le case attaccate a Nuseirat non appartengono alla famiglia Aljamal – EuroMed Monitor

Il post del presidente di EuroMed Monitor su Twitter. (Foto: screen grab)

By Redazione Palestine Chronicle

Sabato sono emerse ulteriori prove che smentiscono le affermazioni dell’esercito israeliano, riguardo l’abitazione in cui era tenuto l’ostaggio israeliano Noah Argamani, nel campo profughi di Al Nuseirat.

Un account X, ufficialmente collegato al Ministero degli Affari Esteri israeliano, aveva precedentemente affermato che il giornalista di Gaza, Abdallah Aljamal, e la sua famiglia, tenevano prigioniero l’ostaggio israeliano, salvato da una mortale operazione militare israeliana dell’8 giugno. 

“Secondo fonti di Gaza, Abdullah Al Jamal, che era stato anche portavoce del Ministero del Lavoro di Hamas, ha tenuto in ostaggio Noa Argamani nella sua casa”, si leggeva in un resoconto del 9 giugno.

Il risultato di quel salvataggio, oltre alla liberazione di quattro prigionieri, è stato l’uccisione di 274 civili palestinesi, e il ferimento di quasi altri 800, secondo le stime del Ministero della Sanità di Gaza. 

Secondo Axios, e altri giornali statunitensi, gli Stati Uniti sarebbero coinvolti nell’operazione di salvataggio, anche se i dettagli rimangono poco chiari.

Non era chiaro nemmeno il motivo per cui il governo e l’esercito israeliani avessero accusato Abdallah Aljamal e la sua famiglia, sostenendo, senza fornire alcuna prova, di aver tenuto prigionieri uno o più israeliani. 

In seguito a tali affermazioni iniziali, hanno cominciato ad emergere notizie da media arabi e persino statunitensi, suggerendo che Israele potrebbe non dire la verità su quanto accaduto nel campo profughi di Nuseirat. 

Dall’inizio della guerra, Israele ha dichiarato numerose affermazioni infondate, su eventi che hanno portato a diversi massacri in tutta la Striscia di Gaza, a cominciare dal massacro dell’ospedale battista Al-Ahli il 17 ottobre, fino a quello di Al Nuseirat.

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Oltre 37.000 palestinesi sono stati uccisi nel genocidio israeliano sulla Striscia di Gaza, 11.000 risultano dispersi, e oltre 85.000 feriti. Si ritiene che la maggior parte delle vittime siano donne e bambini. 

In un articolo pubblicato il 10 giugno, la rete di notizie americana CNN, ha smentito la versione israeliana sugli eventi di Nuseirat, suggerendo che Israele avrebbe accusato il giornalista palestinese e la sua famiglia senza fornire alcuna prova. 

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Anche il New York Times ha pubblicato un articolo il 10 giugno, in cui affermava che “non è stato possibile accertare in modo indipendente se gli ostaggi fossero tenuti prigionieri nell’abitazione del signor Aljamal e, in caso affermativo, in quali circostanze”.

L’ultima rivelazione è del 15 giugno, da parte di Ramy Abdu, Presidente del noto EuroMed Monitor, il quale ha rilasciato un’altra dichiarazione, basata su un’analisi del video dell’esercito israeliano che documentava l’operazione dell’8 giugno.

“Ultima notizia: l’esercito israeliano ha appena diffuso un video dell’operazione per salvare l’ostaggio israeliano Argamani. Dalla visione del filmato, è chiaro e certo che non si trattava dell’abitazione del giornalista Al-Jamal, come inizialmente affermato dal Ministero degli Esteri israeliano”.

Mentre continuano ad emergere notizie su ciò che sembra essere avvenuto durante il massacro di Nuseirat, l’esercito israeliano non è riuscito a fornire alcuna prova conclusiva, a parte alcune affermazioni sui social media.

Questa è una storia in via di sviluppo.

Traduzione di Cecilia Parodi. Leggi l’articolo in inglese qui. 

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