By Rania Hammad
Jamal Taslaq è un celebre stilista di moda che ricopre un ruolo molto importante per il suo paese d’origine e per la sua cultura. Colloca la Palestina nel suo giusto posto nella storia, mettendola sulla cartina geografica e raccontandola attraverso le sue creazioni ispirate al patrimonio culturale palestinese.
Jamal è infatti un noto stilista palestinese e italiano di fama mondiale, ormai ben conosciuto in Italia e molto ammirato. Jamal ha gli occhi scuri e luminosi, che sembrano sempre sorridere, e una chioma di capelli brizzolati. Il suo look è raffinato e impeccabile, come ci si aspetta da un grande stilista.
Ha decisamente uno spiccato senso di eleganza e umanità, e parla sempre a voce bassa e pacata mentre racconta della sua vita e arte.
Nasce a Nablus in Palestina, ma fa carriera nella alta moda in Italia. A 19 anni decide di seguire la sua passione lasciando la sua amata Palestina, culla di civiltà antica, per venire nel paese culla dell’alta moda nonché terra di grande cultura. L’Italia diventa il suo amato paese adottivo, ma il legame con la sua terra e radici non si spezzerà mai. Anzi, nel suo lavoro unirà le antiche tradizioni palestinesi legandole in armonia con quelle italiane, creando così uno stile tutto suo, originale e molto apprezzato.
Per 10 anni studia e impara le tecniche dell’alta moda, assimilando lo stile e cultura rinascimentale e barocca di Firenze e Roma.
Nel luglio del 1999 apre il suo atelier in Via Veneto nel cuore della città eterna, dove crea i suoi pezzi unici che esaltano al massimo la femminilità.
Nel 2000 entra nel mondo dell’alta moda sulle passerelle di AltaRoma insieme agli stilisti più acclamati del momento come Raffaella Curiel, Fausto Sarli, Elie Saab, Furstenberg, Renato Balestra e Zuhair Murad.
Le sue collezioni prendono ogni volta spunto e ispirazione dalle sue origini e dal suo vissuto in bilico tra due mondi, e i suoi abiti, fortemente sartoriali e tecnicamente molto precisi, mantengono un’identità unica e ben definita dove ogni pezzo racconta una storia che celebra artigianalità, unione tra culture e lusso, grazie all’utilizzo di materiali e tecniche di lavorazioni pregiate.
Jamal Taslaq ha vestito personalità celebri quali la regina Rania di Giordania, Ornella Muti, Patty Pravo, e Sharon Stone ed è stato l’unico stilista al mondo a sfilare nella sede dell’Onu a New York, al Palazzo delle Nazioni Unite con una collezione interamente Made in Italy ispirata alla Palestina.
I luoghi dell’infanzia e l’amore per la moda
Quando lo abbiamo intervistato per il Palestine Chronicle, gli abbiamo chiesto di raccontarci della sua infanzia, dei ricordi, dei luoghi, ma anche del contesto storico e politico in cui è cresciuto.
“Sono nato a Nablus, una città storica, antica, e piena di cultura e tradizioni. Una città piccola in realtà, chiamata la ‘piccola Damasco’ per le sue abitudini e per il suo centro storico che ricorda molto e si ispira a tante città arabe. È tra le città più meravigliose del Medio Oriente.
“Nella città vecchia di Nablus ci sono molti resti romani e anche il più grande anfiteatro romano. Nablus è considerata un museo archeologico e storico a cielo aperto, e ospita centinaia e centinaia di monumenti e siti antichi. È un luogo di rara bellezza.
“Ho avuto una infanzia molto bella e anche tranquilla, nonostante l’occupazione militare israeliana, che purtroppo non è ancora cessata, dopo 75 anni.”
La sua passione per la moda è nata grazie a sua madre e alle splendide donne palestinesi che ha avuto la fortuna di incontrare sul cammino.
“Ho studiato nella mia città, ed è li che grazie a mia madre e una nostra vicina di casa, che era una sarta, che è nata la mia passione per la moda. Ho capito da subito che il mio mondo e il mio futuro sarebbero stati la sartoria e la moda, fantasticavo e mi immaginavo diventare uno stilista.
“Sin da piccolo, vedere un pezzo di tessuto lungo tre metri e piegato, vederlo trasformarsi in un mese o due e diventare un abito da cocktail o un abito da sera, mi emozionava incredibilmente. Vedere un bel abito nascere da un pezzo di tessuto, diventare non solo un abbigliamento utile e pratico, ma anche seducente e bello, perché arricchito con dei ricami o dei particolari, mi stupiva e meravigliava.
“Quando avevo all’incirca dieci anni, la mia passione per la moda è esplosa. Io non ho mai vestito le bambole come raccontano tanti stilisti; semplicemente, osservavo mia madre. Quando lei andava dalla nostra vicina, che era una sarta, io l’accompagnavo e osservavo la stupefacente trasformazione che avveniva, come per magia, dal tessuto al vestito.
“È seguendo lei, e vedendola interagire con la sarta, consigliandosi tra di loro e discutendo dei colori e dei tessuti, che è nata la mia passione per la moda. È ascoltando quei discorsi sugli abiti e le cerimonie, che ho capito quale fosse la mia strada. Quello è stato molto importante e determinante per me da bambino.
“Era un mondo magnifico che mi affascinava e incantava, ed è così che ho iniziato a guardare e leggere i giornali di moda, osservando ogni più piccolo particolare, sognavo di far parte di quel mondo. Quando vedevo le sfilate di alta moda di Parigi, Milano e Roma già vedevo che sarebbe stato il mio futuro, il mio destino.
Il mondo al di fuori della Palestina
Immagino Jamal bambino, mentre sogna il mondo al di fuori di quel meraviglioso angolo di terra che è la Palestina e gli chiedo come mai abbia deciso di viaggiare e affermarsi anche altrove.
“Nonostante la vita fosse davvero bella nella mia città di Nablus, vedevo che tanti giovani palestinesi andavano all’estero per motivi di studio e per realizzarsi. A Nablus in realtà, non ci mancava nulla e avevamo un’ottima università, ma per specializzarsi in alcuni settori, diventava necessario andare all’estero.
“Per questo motivo i nostri genitori ci hanno sempre educato ad essere cittadini del mondo, e ci premevano e incoraggiavano di andare a cercare la nostra fortuna ovunque essa sia, anche perché ben più consapevoli di noi di quanto fosse difficile e drammatica la situazione nel nostro paese e di quanto fosse incerto e instabile il nostro futuro in Palestina.
“Oggi, incredibilmente, è ancora più drammatica e triste la situazione e c’è maggiore sofferenza e insicurezza. Penso spesso ai nostri giovani che meritano di vivere liberi e di prosperare, e sono certo che un giorno l’occupazione e la violenza cesseranno, e che le coscienze si sveglieranno.
“I popoli condividono lo stesso pianeta e dovremmo poter essere liberi di vivere senza frontiere, recinti e muri, e poter cercare il successo e la vita ovunque, mantenendo il legame con la nostra patria d’origine, e abbracciandone un’altra, di patria. Come è successo per me.
“Quando andavo a scuola e sentivo gli amici parlare di ciò che loro volessero fare, chi l’architetto, chi l’ingegnere, e chi il medico, nonché chi volesse andare negli Stati Uniti, e chi in Europa o in Egitto, e vederli convinti tutti e tutte e volendo studiare materie scientifiche, mi stupivo del fatto di quanto io fossi diverso da loro, perché pensavo alla moda. A me entusiasmavano i tessuti, i colori, l’immaginazione e la creatività. Per me, il costume, il vestire, sono la cosa più importante, perché parla di noi, siamo noi. È una cosa utile, ma è anche una cosa che ci rende più belli e sfarzosi.”
L’amore per l’Italia
Gli chiedo quando sia arrivato in Italia per studiare moda, ma anche di ricordare con noi gli anni della sua gioventù, i più belli e indimenticabili e anche gli attimi di profonda nostalgia.
“Quando sono arrivato in Italia subito dopo la scuola superiore, era come vivere un sogno. Atterrare in un paese europeo così bello, un paese di così grande tradizione e cultura, era davvero inebriante ed elettrizzante. Per me era l’inizio di una grande viaggio, una grande avventura.
Sono arrivato in Italia per studiare a Firenze per poi specializzarmi a Roma. Ero nel centro del mondo e il Mediterraneo era culla delle grandi civiltà, i Greci, gli Egizi, i Romani, gli Arabi. Venendo dalla Palestina ho trovato molte somiglianze tra la nostra arte e le tradizioni italiane: il ricamo, il punto croce, il tombolo, il culto del corredo da sposa.
“Guardavo le vetrine e vedevo il lusso, la bellezza. Osservavo i tessuti e gli abiti. Entrando nell’accademia di moda, mi sentivo così fiero, volavo, e mi dicevo che noi anche abbiamo una grande tradizione e cultura. Ero molto felice e appagato ma allo stesso mi mancava incredibilmente la mia terra.
“Mentre studiavo pensavo alle nostre tradizioni e abitudine. Stando in Italia con la Palestina nel cuore, mi sono reso conto che dovevo inserire gli elementi del Medio Oriente nell’Occidente, metterli insieme.”
La Palestina nel cuore
Le origini, in effetti, trapelano nei suoi meravigliosi lavori. Gli chiedo quanto abbia influito la tradizione palestinese sulle sue creazioni.
“Venendo da una antica cultura e tradizione del ricamo palestinese, punto croce chiamato tatreez che utilizza perline, cristalli e legno, ho compreso sin da subito quanta varietà c’era e quanto si potevano arricchire gli abiti con dei fiori a rilievo, o ricami in tarsi, o usando lo stesso tessuto per arricchire il taglio. Vedere tutto ciò, mi ha aiutato a sviluppare la mente e mi ha fatto comprendere quello che volevo fare nella vita.
“Gli stilisti si sono sempre ispirati al Medio Oriente, e anche alla grande Africa ed è per quello che prendo ispirazione anche io da li, e sono felice quando mi dicono che si vede il tocco mediorientale. Il mio intento è quello di far abbracciare le suggestioni mediorientali con lo charme occidentale. Sono di tradizione palestinese ma di formazione professionale, tutta Made in Italy, messi insieme diventano una cosa unica e quello è il mio stile personale. Sono certo che questo renderà la Palestina fiera di me.”
‘Eternal Collection’
Gli chiedo poi di parlarci della sua ultima collezione, e di quale sia stata la sua ispirazione.
“In occasione della presentazione della mia ultima collezione intitolataEternal Collection, celebro la mia amata Roma, la città che mi ha accolto trent’anni fa. E nella Galleria del Cardinale Colonna ho anche annunciato il lancio della nuova collezione uomo, insieme all’omaggio alla Capitale.
“Nella mia ultima collezione di abiti statuari, hanno dominato il bianco e il nero ma anche le sfumature di verde e rosso che hanno arricchito gli abiti. I tessuti pregiati erano ricamati con linee geometriche lavorate con il filo di seta, specchi e cristalli, e intarsi in pelle. Forme che rievocano l’Impero Romano e le relative contaminazioni osservate fin da piccolo in Palestina. Il mio stile è una fusione di passato e futuro, Oriente e Occidente ed un racconto di arte e inclusività, realizzato con maestria italiana.”
Un ponte tra l’Italia, la Palestina e il mondo
Il ponte tra l’Italia, la Palestina e il mondo passa anche dalle meravigliose creazioni di Jamal Taslaq, che ha raggiunto il successo a livello internazionale, creando collezioni importanti e vestendo volti noti in Italia e all’estero. Gli chiedo cosa pensa che gli riservi il futuro e quali saranno gli step successivi per il suo brand.
“La moda e gli stilisti hanno sempre esercitato un forte fascino per tutti coloro che amano questa industria, ma la strada per diventare stilisti e avere successo non è affatto facile né scontata. Ho studiato, praticato e lavorato senza sosta per raggiungere la mia posizione nel mercato e per far conoscere il mio brand.
“Sono un uomo che si è fatto da sé, un self-made man, arrivato da una piccola città della Palestina, in un paese che era tra i più importanti nella moda. Da solo e senza finanziamenti o sostegno, sono riuscito ad aprire il mio atelier in una delle vie più importanti della città di Roma, nei pressi di Via Veneto. Ma questo non vuol dire che io sia arrivato al massimo del potenziale, non affatto. Da qui inizia il passo più grande e importante, quello che mi permetterà di crescere in un mondo che è cambiato tanto negli ultimi anni, e soprattutto dopo la pandemia.
“Io creo e propongo le mie collezioni partendo dalle mie fonti di ispirazione, quelle esprimono il mio stile che dev’essere inconfondibile. Non solo inconfondibile ma apprezzato e amato.
“Un bel passo nella direzione giusta sarebbe quello di raggiungere e conquistare anche il mercato americano e diventare uno degli stilisti preferiti delle dive di Hollywood. Trovare il modo di raggiungere quella vetrina che valorizzi e apprezzi la creatività e l’artigianalità di uno stilista italo palestinese che unisce tradizione palestinese all’alta moda italiana, resta una delle tappe più importanti e fondamentali della mia carriera.
“Per poter entrare in maniera prorompente nel mercato globale e fare più alta distribuzione, servono grandi investimenti. Gli investimenti sono la cosa più importante e fondamentale per una maison di moda che mira a fare una grande distribuzione e per espandersi nel mondo.
“Grazie all’unicità delle mie collezioni, e grazie alle mie fonti di ispirazione, la Palestina e l’Italia, ho suscitato grande attenzione e interessamento e il prossimo passo sarà quello di diventare un designer che si prende lo spazio per creazioni Made in Italy con un tocco mediorientale sullo scacchiere della moda internazionale.”
(Tutte le foto sono state fornite al Palestine Chronicle dall’autrice)
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